Caso 1: gatto, CE, sesso F, età 4 anni; tosse cronica; eseguito BAL.
Anche questo caso è molto facile e individua l’esfoliazione, su fondo proteinaceo, di elementi infiammatori, di cui spicca una percentuale elevatissima di granulociti eosinofili, quasi il 90%, in quantitativo molto superiore alle percentuali ritenute normali, nel gatto; l’esame è stato condotto in maniera esemplare, in quanto il lavaggio ha comportato anche l’esfoliazione di numerosi aggregati di elementi epiteliali, di cui si apprezza il profilo colonnare, l’apparato ciliare e l’associazione con numerosi elementi cuboidali di riserva, comune condizione di reattività dell’epitelio bronchiale a numerosi stimoli irritativi. La diagnosi di flogosi eosinofilica comporta valutazioni cliniche e diagnostiche che indaghino soprattutto eventuali parassitosi in atto, oppure una forma allergica, quale una forma di asma felina.
Anche questo caso è molto facile e individua l’esfoliazione, su fondo proteinaceo, di elementi infiammatori, di cui spicca una percentuale elevatissima di granulociti eosinofili, quasi il 90%, in quantitativo molto superiore alle percentuali ritenute normali, nel gatto; l’esame è stato condotto in maniera esemplare, in quanto il lavaggio ha comportato anche l’esfoliazione di numerosi aggregati di elementi epiteliali, di cui si apprezza il profilo colonnare, l’apparato ciliare e l’associazione con numerosi elementi cuboidali di riserva, comune condizione di reattività dell’epitelio bronchiale a numerosi stimoli irritativi. La diagnosi di flogosi eosinofilica comporta valutazioni cliniche e diagnostiche che indaghino soprattutto eventuali parassitosi in atto, oppure una forma allergica, quale una forma di asma felina.
Caso 2: cane,
Rottweiler, sesso M, età 8 anni; diagnosi di linfoma a grandi cellule;
stadiazione, con indagine a carico di midollo ematopoietico, fegato e milza; non
si rilevano alterazioni ecografiche a carico dei parenchimi addominali.
Nessuna
difficoltà diagnostica nell’individuare l’assenza di alterazioni a carico della
cellularità ematopoietica, rappresentata da cellule delle tre linee con normale
maturazione e a carico degli epatociti, che esfoliano sotto forma di aggregati bidimensionali
di elementi a citoplasma finemente reticolato; la milza invece si caratterizza
per l’esfoliazione di elementi linfoidi monomorfi, dispersi su fondo
modicamente ematico, di medie-grandi dimensioni, a citoplasma variabilmente
basofilo e nucleo rotondo a cromatina zollata, nucleolato, che sono circondati
da numerosi corpi linfoghiandolari.
Malgrado sia
facile individuare un coinvolgimento della milza nella progressione presumibile
del disordine linfoproliferativo descritto in anamnesi, questo è un caso
emblematico di come la valutazione clinica e la diagnostica per immagini
possano essere insufficienti nella stadiazione corretta di un linfoma e di
quanto sia importante eseguire sempre la valutazione morfologica dei
parenchimi.