Una raccolta di casi un pò fuori dalle abitudini del CRAMPO, ma che mi permettono di discutere le mie perplessità circa i criteri diagnostici del carcinoma epatoide.
Fate un esperimento bibliografico: aprite i manuali di
riferimento di citopatologia diagnostica e andatevi a leggere i criteri di
diagnosi del carcinoma epatoide codificati dai loro autori. Resterete stupiti
nel constatare che NESSUNO affronta l’argomento in maniera pratica e concreta. Le
ragioni potrebbero essere almeno due: o che il carcinoma epatoide non esiste o
che nessuno si azzarda ad elencare criteri codificati. Siccome vi assicuro che,
dati bibliografici alla mano, esiste, eccome, propendo per la seconda ipotesi.
Con i casi discussi negli ultimi incontri descrivo un mio
punto di vista personale: questo breve elenco di criteri non ha valore
diagnostico e non deve essere necessariamente condiviso, almeno fino a quando potremo
ispirarci agli studi di qualcuno che si prenderà la briga di codificarli.
Caso 1: cane, razza Pinscher, MC, 10 anni; neoformazione
anale.
Il primo criterio cui affido la mia diagnosi è la
discoesione disordinata e dispersa delle cellule neoplastiche che tendono a
distaccarsi dai bordi di grandi aggregati tridimensionali (figura 1)
Caso 2: cane, meticcio, 13 anni, M; neoformazione anale
Il secondo criterio, sempre a mio modo di vedere, andrebbe considerate la tendenza delle cellule neoplastiche a manifestare la cosidetta “dedifferenziazione”, cioè a perdere l’aspetto tipico della cellula epatoide, a citoplasma poligonale, debolmente basofio, finemente reticolato e ad assumere l’aspetto della linea epiteliale sebacea, da cui, per specializzazione, deriva l’epitelio epatoide, ossia citoplasma indistinto e contenuto rappresentato da globuli acromatici di aspetto sebaceo (figura 2).
Caso 3: cane, razza Pinscher, sesso M, 12 anni;
neoformazione perianale.
Il terzo criterio è rappresentato, nelle elucubrazioni
visionarie che agitano i miei pensieri disconnessi, dall’aumento visibile, ai
bordi degli aggregati, di elementi immaturi di riserva, con citoplasma
indistinto e tendenza dei nuclei a sovrapporsi uno sull’altro in gruppi disordinate
(figura 3).
Caso 4: cane, razza Golden retriever, sesso M, 11 anni; neoformazione alla base della coda.
Ultimo criterio, purtroppo pochissimo frequente, è una convergenza
dei criteri precedenti (discoesione, dedifferenziazione, elementi di aspetto
immaturo) e la presenza di quei benedetti criteri di malignità citologica, come
da tradizione, ossia, dismetrie nucleari e cromatina grossolana, che renderebbero
la diagnosi relativamente facile (figura 4).