mercoledì 5 febbraio 2020

Casi citologici giorno marted 4 febbraio 2020


Caso 1: cane, Segugio, sesso M, 11 anni; aumento di volume della prostata; prelievo eseguito per agoinfissione ecoguidata.

Bell’allestimento, dove si rilevano numerosi aggregati di epitelio prostatico normale o modicamente iperplastico, rappresentato da cellule a citoplasma cuboidale o colonnare debolmente basofilo, contenente nucleo rotondo a cromatina compatta, basolocato, organizzati in lembi coesi bidimensionali con disposizione a favo d’alveare; gli elementi epiteliali prostatici convivono con aggregati di cellule completamente diverse, a citoplasma cuboidale, frequentemente caudato, basofilo, contenente nucleo rotondo dismetrico a cromatina grossolana, talora nucleolato: questi elementi si aggregano in gruppi tridimensionali variabilmente coesi; il quadro individua la presenza di una proliferazione epiteliale maligna, che su base morfologica individuerei in un carcinoma prostatico di verosimile origine transizionale, in contesto di iperplasia prostatica; il carcinoma transizionale, che deriva dai grandi dotti secretori, delimitati da epitelio transizionale o da elementi totipotenti, probabilmente sta infiltrando diffusamente il parenchima prostatico, determinando l’effetto di ingrandimento dell’organo; opto per un’origine transizionale di queste cellule neoplastiche per l’assenza di aspetti secretori e per la presenza di code citoplasmatiche e per la loro atipia sulla base dei caratteri nucleari.



Caso 2: gatto, DSH, 15 anni, neoformazione intestinale; agoinfissione ecoguidata.
Io personalmente rimango ancora attonito di fronte a certi quadri, tipo questo dove si rileva la coesistenza di due tipologie cellulari differenti: la prima è rappresentata da elementi a citoplasma indistinto, caudato o fusato, debolmente basofilo, contenente nucleo rotondo od ovoide dismetrico, a cromatina irregolare, nucleolato, organizzati in gruppi e fasci discoesi; la seconda popolazione è invece rappresentata da elementi rotondocellulari di grandi dimensioni, con aspetto linfoide, citoplasma basofilo e nucleo rotondo, talora indentato o convoluto, a cromatina grossolana nucleolato; le cellule si disperdono in allegra compagnia, circondate da elementi infiammatori dominati da granulociti eosinofili numerosi.
Bisognerebbe saper scegliere a quale delle due popolazioni dare credito ai fini diagnostici, se alla popolazione fusocellulare ed emettere conseguentemente una diagnosi di tumore mesenchimale maligno, un leiomiosarcoma o un GIST tra i primi, oppure alla popolazione linfoide, con una diagnosi di linfoma a grandi cellule; la scelta comporterebbe stadiazione e prognosi completamente diverse, essendo il secondo dotato di aggressività maggiore e potenzialità allo sviluppo multicentrico maggiore.
Personalmente, sulla base delle mie impressioni morfologiche propendo e faccio una scelta per una neoplasia mesenchimale, ma ancora una volta la vita si rivela beffarda, in quanto l’analisi istologica, eseguita dopo la mia diagnosi, individua la presenza di un linfoma intestinale a grandi cellule; prendo su i miei quattro stracci e porto a casa, greve di un altro insegnamento: probabilmente la popolazione linfoide neoplastica si associava ad una linea mesenchimale marcatamente reattiva, sempre abile e traditrice nel mimare un sarcoma.



Caso 3: cane, meticcio, sesso M, 4 anni; neoformazione in regione del dito, campionamento con agoinfissione.
Per concludere in bellezza un caso facile, per recuperare un po' di autostima e lasciarmi addosso il senso, vano e sempre instabile, di capirci qualcosa; cellule rotonde a citoplasma debolmente basofilo, talora dilatato, contenente nucleo rotondo eccentrico, dismetrico, a cromatina irregolare o compatta, talora doppio, per una diagnosi riparatrice di proliferazione plasmocellulare; per colpa delle cicatrici del caso precedente, facciamo che mantengo una certa riservatezza e che, qualora una stadiazione prudenziale confermasse che la neoplasia è singola, senza coinvolgimenti splancnici o del midollo ematopoietico ed eventuali alterazioni del protidogramma, l’opzione diagnostica preferita sarebbe quella di un plasmocitoma cutaneo; le atipie sono compatibili con la diagnosi, in quanto alcuni plasmocitomi cutanei possono esibire aspetti analoghi a quanto descritto, ma sembrerebbe non esserci una correlazione con la progressione clinica o con eventuali coinvolgimenti splancnici, da sottoporre sempre a verifica con la stadiazione.