martedì 2 febbraio 2021

Casi citologici martedi 2 febbraio 2021

Caso 1: Cane, meticcio, F, 10 aa, espansione del parenchima splenico con ipergammaglobulinemia; Cane, nodulo interdigitale.

Due casi morfologicamente facili che offrono lo spunto per discutere brevemente la classificazione delle neoplasie plasmacellulari. Come si può notare, i due campioni sono praticamente sovrapponibili dal punto di vista morfologico, ossia sono rappresentati dalla presenza di elementi rotondocellulari dispersi singolarmente a citoplasma occupato da arcoplasma o da zolle di materiale eosinofilo che si addensano a sede submembranaria (quel carattere morfologico sulla cui base qualche barbaro si sente in diritto di utilizzare il termine descrittivo di “cellula a fiamma”); il nucleo è talora doppio o triplo e costantemente paracentrale od eccentrico. 


Alla faccia della presentazione citologica analoga, stiamo guardando due popolazioni cellulari provenienti da una milza ingrandita in un cane con ipergammaglobulinemia e da un nodulo cutaneo interdigitale in un cane asintomatico. Come può quindi l’aspetto morfologico delle plasmacellule neoplastiche essere indicativo di un processo patologico preciso? E’sufficiente la valutazione dell’aspetto morfologico delle plasmacellule neoplastiche a prevedere il comportamento biologico della malattia? E’possibile, su base morfologica, associare i caratteri morfologici di una proliferazione plasmacellulare a una diagnosi clinica definita? La mia opinione personale è: no, non è possibile. In bibliografia sono descritte proliferazioni plasmacellulari a sede splancnica che non hanno alcun esito nefasto per il paziente e lesioni definite come plasmocitomi extramedullari solitari a sede cutanea, generalmente considerati benignissimi, che a distanza di tempo hanno avuto un’evoluzione leucemica. Per cui la mia opinione è che sia bene astenersi da una diagnosi basata sulle morfologie che abbia implicazioni cliniche, limitarsi a definire la “proliferazione plasmacellulare” e lasciare che sia la stadiazione clinica, gli approfondimenti di laboratorio, come l’elettroforesi o l’esame delle urine e l’evidenza della progressione patologica a definire un verdetto di benignità o malignità.


Caso 2: cane, Pastore tedesco, M, 6 aa. neoformazione perianale.

Caso facile, cionondimeno interessante per alcuni aspetti morfologici: è un carcinoma dei sacchi anali, per il quale l’aspetto saliente non è rappresentato dai classici aggregati discoesi di elementi a citoplasma indistinto, in distribuzione frequentemente microacinare, bensì dall’esfoliazione di elementi a citoplasma indistinto, frequentemente occupato da microglobuli acromatici ed organizzati in filiere o palizzate; questa popolazione cellulare potrebbe essere rappresentativa di una variante tubulare o a cellule chiare della neoplasia, senza tuttavia che i rilievi incidano sulle previsioni relative al comportamento altamente aggressivo della neoplasia. In diagnosi differenziale si potrebbe considerare una forma scarsamente differenziata di carcinoma epatoide, che esibisce fenomeni di de-differenziazione di aspetto sebaceo, ma ritengo altamente improbabile che un carcinoma epatoide non esibisca almeno qualche cellula di chiara derivazione epatoide.




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